Il primo amore non si scorda mai… forse, può darsi… dipende da quanti anni avevi quando hai amato qualcuno per la prima volta e quanti ne hai ora.

E anche per quanti amori, nel frattempo, sei passato. Io mi ricordo molto più nitidamente il mio insegnante di scuola guida e ogni volta che mi riprendeva “Devi guardare avanti. Qualunque cosa accade dietro, a te non deve nemmeno sfiorare, tu devi tenere tua concentrazione sulla strada che devi percorrere”, in quel momento invece lo paragonavo al mio primo amore riflettendo che di Andrea mi sarei ricordata sempre, mentre del ragazzetto lentigginoso manco ricordo come si chiamava.

La mia prima Nikon l’ho chiamata Katiuscia.

Era una d60 e avevo 25 anni, dimostrazione che non ho passato la mia infanzia sognando di diventare una fotografa, nemmeno guardandola per la prima volta avrei puntato 2€ scommettendo che sarebbe poi diventata la mia professione.

Mi serviva un nome e il primo immediato che mi è subito arrivato è stato Katiuscia.

Volente o nolente è la canzone che mi ha cresciuta e quasi perseguitata: il regime sovietico ama canzoni popolari, poi qui si parla di guerra e di amore. Amore che, ovviamente, seguendo la tradizione di struggimento russo, non ha lieto fine.

Non lo ha nemmeno tragico, in realtà, spazio all’immaginazione.

Poi, diamine con Katiuscia parliamo anche di artiglieria pesante, un lanciarazzi installato su autocarri.

Guardando la Nikon ho ripensato al primo amore non ricordando quasi chi fosse (ma sì che me lo ricordo, avevo 9 anni e sto ragazzetto moriva apertamente dietro a una smorfiosa), ad Andrea che mi ha insegnato a guidare e a Katiuscia.

Canticchiando mele e pere immaginandoli sparati a raffica con lanciarazzi durante la guerra mondiale.

Seguirono poi Bruce, Dolores e Edmond.